Filippo Brunelleschi
Filippo Brunelleschi ( Firenze 1377- 1446) aveva appena 24 anni quando partecipò al concorso bandito nel 1401 per la seconda porta bronzea del Battistero di Firenze.
Eppure già da un paio di anno aveva iniziato a lavorare autonomamente al di fuori cioè di ogni studio di bottega creando due busti di Profeti e due Padri della chiesa in argento per l'altare di sant'Jacopo nella Cattedrale di Pistoia. Sono opere che pur nella fluida continuità della linea di origine gotica, mostrano un piglio sicuro negli atteggiamenti e nei volti e indicano la volontà di cercare una nuova via e l'insofferenza verso gli schemi prestabiliti e obbligati della cornice.
In questi primi anni della sua attività artistica, il Brunelleschi sembra dunque dedicarsi particolarmente all'oreficeria. Successivamente, non sappiamo esattamente quando, scolpisce in legno il Crocifisso di Santa Maria Novella, nel quale, superati gli squilibri e le irruenze delle prime opere, raggiunge una composta serenità, un signorile distacco dalle contingenze. Vi è un luminoso distinguersi delle forme un'armonica ricerca delle proporzioni ( che troverà poi il più ampio sviluppo nelle successive opere di architettura ) e quindi pur nella naturalistica resa degli elementi anatomici il superamento del dato reale.
Fra il 1401 e il 1418-19 quando pone mano alle sue memorabili imprese architettoniche, passano molti anni di silenzio.
Sono anni che, secondo i biografi avrebbe trascorso per lo più a Roma, insieme a Donatello, studiando le opere antiche, misurandole, analizzandole. La tesi è accettabile perché esiste nei documenti fiorentini che lo riguardano un periodo vuoto fra il 1406 e il 1416.
Sono anni di studio , anni nei quali si viene formando la sua personalità, si viene delineando la sua concezione dello spazio, si vengono formulando le risposte ai problemi dei rapporti tra l'uomo e il mondo.
Sono anni in cui approfondisce lo studio dell'ottica medievale ed elabora la nuova teoria sulla prospettiva lineare, come mezzo per dominare razionalmente l'ambiente che ci circonda.
Lo studio delle architetture romane non significa una ricerca imitativa, ma la necessità di capire noi stessi attraverso l'analisi di ciò che i nostri padri hanno fatto. Si pone qui il grande problema del rapporto costante fra presente e passato. Brunelleschi impara, dunque dall'antico non certo nel senso tradizionale di instaurare una rinascita dell'arte romana , ciò che sarebbe antistorico e impossibile ma nel senso di capire la grande lezione di equilibrio di chiarezza di misura umana che ci proviene dal mondo classico.
E' in questo periodo probabilmente che creando il metodo prospettico dipinge le due tavolette di cui ci parla il suo biografo una veduta di Piazza della Signoria con il Palazzo Vecchio e la Loggia e una veduta del Battistero preso dall'interno della porta centrale del Duomo.
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