lunedì 15 febbraio 2021

Jacopo Tintoretto - pittura

Jacopo Tintoretto - pittura 



Jacopo Robusti detto il Tintoretto avrebbe fatto scrivere come sintesi del proprio programma artistico : disegno di Michelangelo e colorito di Tiziano.

Anche se la notizia deve essere accolta con cautela, perché sarebbe riduttivo pensare che la pittura del Tintoretto  consista in un compromesso fra il plasticismo di Michelangelo e il cromatismo di Tiziano. 

Però questa affermazione coglie la sostanza se non dell'arte  certo delle fonti culturali tintorettesche.

Quei due grandi esempi sono indubbiamente fondamentali non tornato nel senso che il Tintoretto studi esclusivamente le loro opere, quanto  perché essi simboleggiano rispettivamente le tendenze del rinascimento tosco-romano ( il disegno ombreggiato) e veneziano  (il colore tonale) considerando l'opinione  comune fra i teorici del '500 secondo i quali si raggiungerebbe la perfezione solo unendo l'uno e l'altro.

Ma se Tintoretto disegna lo fa in modo ben diverso dai toscani. La usa linea non definisce la figura  secondo un codice intellettuale che la idealizza neo platonicamente. E' una linea dinamica che fa balzare la figura  drammaticamente in maniera sempre più innaturale  e visionaria via via che avanzano gli anni trasformandosi  in linea-luce. E se inizialmente usa il caldo ed equilibrato colore tonale gradualmente lo illividisce e lo scurisce facendolo percorre da bagliori improvvisi di una luce  che ha funzione non razionale ma espressiva.

Partendo dal ceppo comune della linea e del colore  è la luce che diventa perciò la vera protagonista della sua pittura.

Un'altra caratteristica  di Tintoretto è la foga pittorica. Egli dipinge in breve tempo, instancabilmente, innumerevoli tele, cerca di procurarsi il lavoro con tutti i mezzi, talvolta anche poco ortodossi, creandosi anche inimicizie, e giunge perfino  ad offrire gratuitamente, dietro il solo rimborso delle spese per tele e colori, la sua opera.

Non è superficialità ma è piuttosto  l'urgenza di rappresentare il dramma umano, l'impossibilità di soffermarsi sul dettaglio per rendere l'immediatezza dell'idea per esprimere il turbinio di sentimenti che si affollano nell'animo.

 Non si sa molto sugli inizi del Tintoretto. Le fonti parlano di un breve alunnato presso Tiziano che lo avrebbe però quasi subito cacciato dalla sua scuola, non forse per gelosia  quanto per divergenza artistica o caratteriale, dato lo spirito ribelle di Tintoretto.

Dal 1547 è la cena di San Marcuola. Da Tiziano deriva il tonalismo e dalla tradizione fiorentina l'impostazione prospettica centrale. E' nuovo il significato dell'uno e dell'altro elemento perché il rapporto cromatico è dominato dalla luce riflessa dalla tovaglia bianca che illumina dal basso e dall'interno i commensali e perchè dal punto di vista rialzato fa sì che il pavimento sembra incunearsi in avanti, togliendo stabilità ai partecipanti, seduti in maniera precaria su sgabelli disordinatamente accostati o disgiunti, così da determinare un senso di insicurezza e di ansia.

Dell' anno successivo  è il capolavoro  La liberazione di uno schiavo che indica con chiarezza la posizione del Tintoretto nell'ambito della pittura veneziana intorno alla metà del secolo.

IL fatto si svolge in primo  piano, in uno spazio ristretto fra due edifici in prospettiva convergente  collegati in alto da un pergolato

Qui si affollano gli astanti, ai quali viene impressa una forza centrifuga dal movimento avvolgetne dei protagonisti porti al centro: lo schiavo nudo in terra visto di scorcio;